Reportage di Matteo Nardone

Terremoto in Abruzzo - 01/03/2014

Il luogo purtroppo diventato simbolo del terremoto che ha colpito l'Abruzzo. La notte del 6 aprile 2009, e la città de L'Aquila in particolare: la casa dello studente, nel cui crollo sono morti 8 ragazzi, 8 studenti: «I ragazzi che il 6 aprile del 2009 sono morti sotto le macerie della Casa dello studente non sono state vittime del terremoto. Sono deceduti per responsabilità umana»

 

«Ci preme portare alla sua attenzione la nostra richiesta di concedere agli studenti universitari deceduti nel sisma dell'Aquila e agli studenti universitari sopravvissuti con danni permanenti, lo status di “vittime del lavoro” e come primo segno tangibile di attenzione alle famiglie che da sei anni sopportano il peso incommensurabile delle macerie dell’anima» [lettera dei rappresentati dell’Associazione dei familiari degli studenti universitari fuori sede deceduti nel sisma, consegnata al Presidente della Repubblica Mattarella]

 

Più osservo le macerie della casa dello studente e più mi chiedo quali materiali avevano utilizzato per costruirla, visto il modo in cui un'intera ala è venuta giù...

 

Passeggiando tra i vicoli-fantasma de L'Aquila, questo è uno degli scenari che mi trovo di fronte, palazzi avvinghiati dai tiranti, edifici semi-crollati, ruspe...

 

Un momento rimasto immutato nel tempo: la programmazione del cinema Massimo la sera prima del terremoto, in quell'8 aprile 2009

 

L'Aquila, operai impegnati nella lenta ricostruzione

 

La fatidica Zona Rossa, limite invalicabile del terremoto, simbolo della città dimenticata. Vietato l'Accesso. Ordinanza n° 6/09/P.M.

 

"in piazza Duomo, mentre vengono letti i nomi e mentre la campana suona i 309 rintocchi c'è un freddo gelido. Abbracci, lacrime e qualche sorriso perché, nonostante tutto, l'Aquila c'è ancora."

 

girando per i paesi più colpiti dal terremoto arrivo ad Onna, un paese semi-distrutto a una decina di Km da L'Aquila, vicino all'epicentro del sisma

 

uno scorcio della "nuova" Onna, simbolo di un paese interamente ricostruito

 

"Il 6 aprile 2009, il terremoto che colpì l'Aquilano devastò Onna, che saltò agli onori delle cronache nazionali e internazionali. La maggior parte degli edifici del paese crollarono e quelli rimasti in piedi subirono comunque danni gravissimi. A Onna vi fu anche il maggior numero di vittime umane del terremoto, 41 circa il 15% della popolazione. Perirono anche animali a causa del crollo di più stalle del paese. Oltre ai soccorsi per le vittime umane, furono inviati dei contadini per aiutare gli animali che si trovavano in stalle scampate alla catastrofe."

 

"Onna e le sue memorie. In processione ritrovavi e rivedevi tutti. Quelli che incontravi ogni giorno e a stento riconoscevi quando ti salutavano e ti sorridevano stretti nell'abito buono della festa stirato per l'occasione, ai piedi scarpe grosse nere e lucide, al collo improbabili cravatte multicolore. E poi c'erano gli altri, quelli che tornavano l'estate, quelli che lavoravano fuori lontano e rientravano una volta l'anno al paese..." [F. Di Loreto]

 

Onna: ricordi di guerra accanto al terremoto

 

è impressionante passare vicino alle case "spezzate", osservare cosa è rimasto in piedi, e cercar di trovare una spiegazione "razionale"...

 

"Prima c’era la frazione ma non c’erano i servizi. Adesso ci sono i servizi, l’ambulatorio, il campo sportivo con l’erba sintetica di ultima generazione, ma non c’è più la frazione. San Gregorio è una ferita aperta in un corpo martoriato. Con le sue 9 vittime immolate al terremoto del 6 aprile 2009 non ha più nulla di quel che aveva prima della scossa che l’ha scoperta fragile come un castello di sabbia, che ha buttato giù la chiesa di San Gregorio Magno (VIII secolo), abbattuto case molto antiche, cancellato strade e vite." [Particolare del Terremoto nel paese di San Gregorio, L'Aquila]

 

Riflesso del terremoto nel paese di San Gregorio

 

"La morte non è niente. Sono solo scivolato nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo l'uno per l'altra lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato. Parlami nel modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere quando eravamo insieme." [Particolare del Terremoto nel paese di San Gregorio, L'Aquila]